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martedì 10 maggio 2011

Addio Wouter

( W.Weylandt alla Tirreno del 2008 )


Si sta come

d’autunno

sugli alberi

le foglie


Wouter Weylandt era un ragazzo di 26 anni che di professione faceva il ciclista. Era professionista dal 2005, un buon velocista che correva spesso come gregario – apripista per i suoi compagni di squadra più famosi. Un anno fa, esattamente il 10 maggio 2010, si era tolto la soddisfazione di vincere una tappa al Giro d’Italia battendo velocisti del calibro di Grame Brown e Robert Forster.

Oggi si correva la terza tappa del Giro d’Italia, la Reggio Emilia – Rapallo, il gruppo stava affrontando la discesa del Passo del Bocco quando Wouter ha perso il controllo della sua bicicletta ed è caduto a terra sbattendo violentemente il viso contro un muretto. Wouter è rimasto steso a terra, privo di sensi, con il sangue che scorreva copioso dal suo viso mentre una telecamera riprendeva impietosa la scena. I medici, subito accorsi, hanno tentato di rianimarlo per 40 minuti ma Wouter è morto sul colpo.

Wouter era conosciuto per il suo carattere gioioso e per il modo in cui scherzava in gruppo. Era fiammingo ma era molto amato anche dai valloni. Era sposato e sua moglie darà alla luce suo figlio a settembre, un bambino che non conoscerà mai suo padre.

Quando succedono queste cose vorrei credere, credere nell’esistenza di un Dio perché 26 anni sono troppo pochi per morire, perché non è giusto morire avendo una vita davanti e non è giusto morire lasciando una moglie e un bambino che non potrà mai conoscere suo padre. Vorrei credere sia per poter incolpare qualcuno per quello che è successo che per sperare in qualcosa di meglio dopo. Sperare che quel ragazzo ora stia in un posto migliore e che la sua morte abbia un senso. Invece posso solo augurarmi che non abbia sofferto, che fosse felice mentre era in vita, mi auguro che non abbia lasciato niente di brutto in sospeso e mi auguro, soprattutto, che non si sia reso conto di quello che gli stava succedendo.

Il Giro andrà avanti come si dice “The show must go on” anche se, questa volta, per far felici gli spettatori si è pagato un prezzo troppo alto. Wouter era solo sdraiato sull’asfalto, i suoi cari magari erano davanti alla tv a guardare quelle orribili immagini, ma la corsa è continuata, con l’inganno, telecronisti che rassicuravano sulla presenza del battito cardiaco, sul trasporto in ambulanza in ospedale, il tutto per non dire ai compagni che Wouter era morto sul colpo, il tutto per far continuare una corsa e per far continuare gli spettatori a guardare quella corsa. Una corsa che non può avere il valore di una vita.

Domani il Giro ripartirà da Genova e terminerà a Livorno. I corridori saranno al via. Saranno bandite le musiche, la carovana che precede il Giro e il ricavato della tappa sarà devoluto in beneficenza alla moglie di Wouter. Non si sa ancora se la sua squadra, la Leopard, prenderà il via. Io mi auguro che prendano tutti il via ma non per lo spettacolo, non per le logiche di soldi, di sponsor ed economiche che oggi hanno guidato i vertici della corsa Rosa a non diffondere la notizia della morte di Wouter in corsa ma solo nel dopo-tappa. Mi auguro che prendano tutti il via perché la vita di Wouter è finita a soli 26 anni ma la vita degli altri continua e noi tutti dobbiamo lottare ogni giorno, dobbiamo vivere ogni giorno anche per tutte quelle persone che, come Wouter, non lo possono più fare.

Gioia F.

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